In questi giorni in Parlamento si torna a discutere di fringe benefits, dopo il mancato inserimento nella Legge di Bilancio 2022, attraverso i numerosi emendamenti al Decreto Milleproroghe presentati da forze politiche sia di maggioranza che di opposizione.

Nel 2020 e 2021 il Governo ha introdotto una norma che dava la possibilità a tutte le imprese di raddoppiare la quota di welfare aziendale esentasse riguardante i fringe benefits. Il raddoppio, tuttavia, è stato momentaneamente scartato per l’anno in corso. Nonostante in un primo momento si era ipotizzato che con la Legge di Bilancio 2022 l’importo sarebbe raddoppiato in modo strutturale.

La scelta di non riconfermare questa misura, può rappresentare un’occasione mancata. Soprattutto nelle piccole imprese dove dimensioni, difficoltà organizzative e poca conoscenza della materia, riducono la possibilità di adottare interventi di welfare. I fringe benefits rappresentano infatti uno strumento pratico da utilizzare, sia per i lavoratori che per le aziende.

L’aumento della soglia di deducibilità dei fringe benefit avrebbe potuto generare un importante ritorno per lo stato, grazie alla spinta ai consumi. Secondo recenti stime fatte da The European House – Ambrosetti, il raddoppio avrebbe permesso di generare consumi aggiuntivi per una cifra che oscilla tra i 1,6 miliardi e i 4,1 miliardi l’anno. Lo Stato avrebbe così potuto “recuperare” attraverso l’IVA una cifra tra i 346 milioni di euro e i 547 milioni di euro l’anno” (Secondo Welfare).

La speranza è dunque che ci siano presto novità che confermino il raddoppio della soglia esentasse anche per il 2022.

𝗣𝗲𝗿 𝘀𝗮𝗽𝗲𝗿𝗻𝗲 𝗱𝗶 𝗽𝗶𝘂̀:

  • Nella Manovra 2022 niente “raddoppio” dei fringe benefit. Un’occasione persa? / Secondo Welfare: bit.ly/3oeGkKR
  • La nostra guida ai fringe benefits 2022bit.ly/3AYZklP